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SERTUBI: POLITICA E ISTITUZIONI CI HANNO ABBANDONATI

Articolo de Il Piccolo
«L’allarme della Caritas? Sarà molto peggio. L’emergenza scoppierà molto prima del previsto. Ci hanno abbandonato. La Sertubi a fine mese potrebbe sparire definitivamente. Non so se la politica se ne renda conto». Michele Pepe, rappresentate di fabbrica della Fim Cisl alla Sertubi, è pessimista. Dall’incontro di fine ottobre in Prefettura non si mosso nulla. Silenzio totale da parte delle istituzioni. E la corsa contro il tempo non lascia troppe speranze. Entro il 30 novembre bisogna trovare un accordo con l’indiana Jindal per salvare almeno l’ipotesi industriale dei 60 posti previsti sui 208 totali e dare una risposta alla Cassa integrazione ordinare che scade a fine mese e che garantisce 750 euro a testa. «La gente ormai è già in ginocchio. Ci sarà ancora uno stipendio bassissimo – spiega il sindacalista -. Poi alla data del 30 novembre, alla velocità a cui si sta muovendo la Regione, potrebbe finire tutto. I tempi della politica purtroppo non sono quelli degli operai. E trieste dirlo, ma questa è la verità». Dalla sentenza della Duferco (l’ad Gozzi è stato chiaro: «Tenetevi i 60 posti di Jindal, se torniamo noi vi mandiamo a casa tutti e 208») non si è mosso nulla, complice anche un cambio ai vertici della Prefettura di Trieste. «A tutt’oggi non sappiamo neppure se c’è una data d’incontro. A Roma non sono ancora andati per parlare della Cassa integrazione straordinaria. Si parla del 21 novembre. Tempi enormi. Quindi si prospetta un dicembre drammatico per gli operai. Non so a quel punto cosa potrà succedere. Fino ad ora siamo riuscita a mantenere la protesta entro livelli più che civili. Non nego però che ci sentiamo presi in giro da tutti». La deadline è fissata a fine mese. Tra tre settimane esatte. «La Jindal ha detto che se entro il 30 novembre non si trova una soluzione, si chiude – spiega Pepe -. Se entro quella data non firmano un contratto di ristrutturazione con la relativa riduzione del personale, loro chiudono. Se ne vanno via completamente. L’unica data fissa è quella. A tutt’oggi noi non abbiamo trattato ancora di niente. Dopo il 30 novembre c’è il buio totale. Non c’è neppure la data dell’incontro con il ceo della Jindal Michele Colombo. Non si sa se ci sarà una qualche attività e neppure se ci sarà la cassa integrazione straordinaria. La certezza è che saremo tutti in strada senza alcun tipo di mobilità e senza stipendio. Questo è che forse la politica non ha ancora capito bene». A rischio, quindi , ci sono anche i 60 posti promessi dalla multinazionale indiana. «Se la politica va avanti a questo ritmo, ho paura che ci saranno dei problemi – spiega il rappresentate della Fim Cisl -. Le Rsu non saranno in grado di mantenere il controllo della situazione. Vedo che tutti si muovono con tranquillità, con calma. Noi non abbiamo più sentito nessuno dal tavolo in Prefettura del 30 ottobre. Nessuno si è fatto vivo. Né la Prefettura, la Regione, né Friulia, ne il sindaco. Se non ci sarà un incontro credo che la nostra protesta diverrà eclatante. A noi non interessa che qualcuno faccia una bella o brutta figura prima delle elezioni. Noi chiediamo rispetto per le 180 persone che finiranno in strada. Almeno questo».