SERTUBI, TIMORI DI CHIUSURA TOTALE
Da Il Piccolo «In quella lettera c’è solo una parte di vero al cento per cento ed è il fatto che l’Italia si sta facendo scappare una fabbrica che sarebbe stata estremamente utile e remunerativa nei prossimi anni.» Così Michele Pepe, manutentore della Sertubi e in prima linea come componente del consiglio di fabbrica in una dura lotta sindacale protrattasi per mesi commenta lo scritto in cui l’amministratore delegato di Jndal Saw Italia, Leonardo Montesi afferma ora di aver creduto di «poter rimettere in sesto un’azienda per troppo tempo trascurata», mentre «i nuovi piani della società non hanno nulla in comune con gli ideali che mi avevano spinto ad accettare di guidare il progetto» e annuncia di essersi preso «una pausa di riflessione per decidere serenamente sull’opportunità o meno di rimanere coinvolto in un progetto che non sento più mio.» «Purtroppo tra le stesse righe della lettera – sostiene ancora Pepe – traspare quello che noi temiano essere il futuro di ciò che rimane di questa azienda. La paura è che entro l’estate venga chiuso tutto e che veniamo mandati a casa anche noi 65 dipendenti superstiti. Abbiamo paura che non ci sia alcuna convenienza infatti a tenere in piedi uno stabilimento soltanto per pitturare tubi prodotti in India. A quanto sappiamo, la Jindal ha già centri di distribuzione per l’Europa in Inghilterra e in Spagna.» «Non ci è chiaro lo scopo di scrivere una lettera del genere – aggiunge Umberto Salvaneschi, segretario provinciale di Fim-Cisl – purtroppo di certe dichiarazioni tardive non sappiamo che farcene. Siamo soltanto consci di essere stati fatti precipitare in una situazione drammatica, con una perdita occupazionale considerevole. Adesso è importante l’impegno della Regione per tentare una ricollocazione dei dipendenti, ma è basilare fare un fronte unico assieme a tutte le istituzioni perché la Sertubi segna solo la prima fase di una crisi dell’industria siderurgica triestina che sta già toccando l’indotto di Servola, la Sprea in particolare, e finirà per culminare proprio con la Ferriera.» Il 27 dicembre a Roma 136 lavoratori della Sertubi hanno ottenuto la cassa integrazione straordinaria. I 65 rimasti in questi giorni sono stati messi in ferie e riprenderanno a lavorare lunedì 7 gennaio. A quel punto il consiglio di fabbrica contatterà l’ad Montesi per tentare di avere qualche certezza almeno per la struttura superstite.