SINDACATI-IMPRESE, PATTO CONTRO LE TASSE
Un patto territoriale per spingere la contrattazione di secondo livello, un patto in cui Unindustria Pordenone da una parte e le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil dall’altra, chiamano in causa la politica regionale. Quella al governo e quella all’opposizione perché l’obiettivo è ambizioso: rendere competitivo, di nuovo, il sistema imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia. Come? Detassando – con una norma da approvare già nella prossima finanziaria regionale – imprese e lavoratori che sottoscrivono l’intesa. La contrattazione. Gli imprenditori si impegnano a salvaguardare i livelli occupazionali e a reintegrare quelli che non riescono più a trovare un posto. I lavoratori accettano di scommettere sul salario variabile e quindi sulla produttività e su una maggior flessibilità. Questo comporta una ridefinizione dei premi di produzione e di elementi terzi (anche derivanti dalla cntrattazione integrativa antecedente il 1993) e la trasformazione in premi di risultato o salari di produttività. Appello alla detassazione. Ma imprese e lavoratori da soli non possono raggiungere l’obiettivo competitività ed ecco allora che l’accordo firmato ieri a Pordenone – che fa seguito al protocollo provinciale del 5 febbraio 2011 – e che ha l’ambizione di essere “copiato”, ha un terzo indispensabile attore: la politica. Le parti, infatti, hanno inserito nel protocollo una proposta che la Regione, proprio in virtù della potestà legislativa di cui dispone, può fare propria. Il principio è sottrarre le somme erogate nell’ambito della contrattazione di secondo livello dall’imponibile Irap (per le imprese) e non assoggettarle all’addizionale regionale Irpef (per i lavoratori). L’obiettivo è duplice: ridurre la pressione fiscale sull’azienda e garantire maggior potere d’acquisto al lavoratore. Un appello è poi rivolto allo Stato affinché incrementi i limiti di detassazione agevolata sui salari di produttività. La terza azione. L’intesa garantisce poi l’impegno, da parte di Unindustria e sindacati, a dare avvio a incontri (già dal prossimo mese) per individuare strumenti che rafforzino l’azione nei confronti di chi è stato espulso dal mercato del lavoro o comunque non riesce ad accedervi. Nello specifico si parla di contratti di solidarietà, incentivo del part-time, maggior diffusione dell’apprendistato. Unindustria. «Oggi siamo ancora dentro la crisi – ha spiegato il direttore di Unindustria Paolo Candotti, accompagnato da Giuseppe Del Col –. Qualcuno dice che la luce in fondo al tunnel si vede, ma noi facciamo un po’ fatica a scorgerla. Ecco perché, grazie al clima positivo delle relazioni industriali creato in questa provincia, ci facciamo promotori di proposte che speriamo possano essere estese a livello regionale e non solo». I sindacati. Le organizzazioni dei lavoratori si sono impegnate a trasmettere l’accordo ai loro vertici nazionali perché Pordenone faccia da apripista. «Già in passato – ha ricordato Daniele Morassut della segeretria Cisl – Pordenone ha creato un modello pilota nelle relazioni industriali» e il segretario Cisl, Arturo Pellizzon, ha parlato di «gemma territoriale» per definire la qualità delle relazioni. L’accordo sottoscritto ieri si raggiunge «laddove le relazioni sindacali, come a Pordenone, sono consolidate nel tempo» ha confermato Roberto Zaami, segretario provinciale Uil (presente insieme a Mauro Agricola), auspicando «che l’intesa, soprattutto nella parte delle politiche attive, possa coinvolgere anche altri settori, come terziario e commercio». La Cgil, con Flavio Vallan ha sottolineato che «Pordenone ha una tradizione importante nella contrattazione di secondo livello e l’accordo è importante perché dimostra che questo strumento può rilanciare la competitività anche in una fase difensiva per l’economia». La segretaria provinciale Cgil, Giuliana Pigozzo, ha invece evidenziato come di debba «agire in una logica di sistema, in cui il coinvolgimento del pubblico (ndr leggasi politica e amministrazioni a tutti i livelli) è indispensabile. Per dirla con Monti, noi la nostra parte la stiamo facendo, nel metodo e nel merito».