SINDACATO, ALTRO CHE CASTA
Il Governo taglia il 50% dei distacchi sindacali retribuiti nel settore pubblico, ma nessuno dei sindacalisti attivi che opera in provincia nelle tre organizzazioni, anche se in "esubero" rispetto ai tagli, tornerà al lavoro. Non significa che il provvedimento resterà inevaso, anzi, ma che saranno le stesse segreterie regionali e provinciali ad assicurare lo stipendio dei funzionari in distacco. Sino ad ora, infatti, nel settore Pubblico (Sanità, Pubblica amministrazione) ero lo Stato a retribuire comunque il sindacalista in distacco. Ora il 50 per cento dovrà rinunciare e riprendere il lavoro. La seconda opzione, scelta alle organizzazioni Cgil, Cisl e Uil (anche se quest’ultima ha un regime particolare) è stata invece quella di porre in aspettativa sindacale non retribuita gli interessati. Lo stipendio lo pagherà, quindi, lo stesso sindacato. In provincia sono complessivamente una decina i sindacalisti che operano nella Funzione Pubblica (di cui sono dipendenti) in distacco retribuito. La metà continuerà con lo stesso regime, l’altra metà andrà a carico della segreteria o dell’organizzazione di categoria (è il caso della Uil). Resteranno, insomma, in trincea. «Possiamo far fronte a questo taglio – spiega Arturo Pellizzon della Cisl – perchè abbiamo già razionalizzato tempo fa risparmiando su tante cose. Per questo oggi possiamo far fronte ad alcuni distacchi sindacali non più retribuiti dei quali dovremo occuparci direttamente. Altro che casta, come dice qualcuno: chi fa sindacato ha un arco di impegno ben superiore a quello che avrebbe sul posto di lavoro e molto spesso allo stesso stipendio. C’è poi da chiarire un aspetto: i nostri uffici sono stracolmi di persone che ci chiedono di fare pratiche e lavori che invece dovrebbero essere fatti dalla pubblica amministrazione. Noi non mandiamo via nessuno, ma è evidente che a questo punto si dovrà fare almeno una riforma seria della Pubblica amministrazione».