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STRINGIAMO UN PATTO SULLE RIFORME

Un patto forte sulle riforme, cui dare immediatamente gambe, perché solo se si avrà coraggio di mettere mano a questioni irrisolte da anni, il Friuli Venezia Giulia potrà tornare a crescere. E’ con questo appello che il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania, si rivolge al mondo produttivo e politico, nella sua relazione d’apertura alla tavola rotonda che segna il momento clou della V edizione del Meeting d’autunno.
Un tema- quello delle riforme – ripreso con forza dal leader Bonanni che spinge il Governo a scelte più incisive. “Abbiamo – dice – bisogno di amministratori coraggiosi, ma anche di alleanze vere perché solo assieme si può uscire dalla crisi”. I rimedi per traghettare l’Italia verso la crescita e lo sviluppo ci sono, ma quello che manca è la determinazione ad agire. Dove mettere mano? Se le tasse sono una delle priorità per il Sindacato (“Abbiamo tasse troppo alte, sintomo delle ruberie del passato”), gli interventi possibili sono diversi: scelte energetiche competitive e più a basso costo (“L’indecisionismo italiano è una follia che ha fatto la fortuna dei petrolieri”), scelte di campo sulle partecipate e sugli appalti (oltre 1.200 in Italia solo nel Trasporto Pubblico Locale), giustizia più snella, lotta a sprechi e ruberie, rivalutazioni delle pensioni più basse. Il tutto con una raccomandazione di fondo: attenzione ai “pericolosi parlatori e ai populisti” che affosseranno il Paese, anziché risolvere i problemi, e “al partito della rendita che ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo”. Per far crescere il Paese – afferma, dunque, Bonanni – servono produttività di sistema e taglio delle spese superflue e deviate; occorre uno schock positivo sulle tasse per rialzare i consumi. Operazioni – queste- che richiedono necessariamente alleanze vere sulle azioni, a fronte di una situazione dai toni drammatici se si considera che il reddito da lavoro dipendente è cresciuto solo del 1,2% contro il +3% delle tasse e addirittura il +8% delle tariffe.”Se il Governo – incalza il leader cislino – vuole avere vita lunga deve avere coraggio, come Draghi”. Ad esempio anche sulla tassazione dei giochi d’azzardo. Il poker on line – esemplifica ancora Bonanni – fattura circa 50 miliardi tassati soltanto allo 0,46%. Se si tassassero al 47% come gli altri giochi d’azzardo, avremmo 20 miliardi a disposizione! O, ancora, bisogna mettere mano alle storture burocratiche, logistiche e di sistema del Paese per tornare ad essere competitivi. Oggi – afferma, evocando le vicende di Electrolux e Ideal Standard – le grandi multinazionali abbandonano l’Italia non solo per il costo del lavoro. Il problema non è tanto quello. Altrove le disfunzioni di sistema sono ben più accentuate che da noi; se noi fossimo competitivi sotto questo profilo l’abbandono non sarebbe certo ineludibile. Quanto, infine, al Sindacato, il ruolo deve essere quello di un guardiano degli elementi di competitività e sviluppo del Paese e timoniere, accanto alla buona politica, di una battaglia fuori dagli schemi del passato.

Un appello fatto proprio anche dalla governatrice del Fvg, Debora Serracchiani che spinge sul tema delle riforme, che “vanno fatte, assumendosi il rischio di decidere”. Riforme – riferisce, riportando l’esempio del neo testo unico in materia elettorale – che devono essere sinonimo di semplificazione e snellimento in primis burocratico. “Il ruolo della regione – afferma in sostanza – è quello di accompagnare le politiche industriali del territorio, per dare nuova linfa alla vocazione manifatturiera del territorio, anche meglio utilizzando la specialità. In questo senso vanno, ad esempio, le azioni in campo energetico e sull’accesso al credito (su cui sono stati stanziati 90 milioni), ma anche la necessità di chiarezza sul ruolo delle partecipate.

Riforme e sinergie sono al centro anche dell’intervento del segretario della Cisl Fvg, Giovanni Fania. Per il segretario, infatti, non basta più tamponare la crisi, ma occorre mettere in campo una nuova visione di crescita anche per il Friuli Venezia Giulia. Via libera, dunque, ad una riorganizzazione delle autonomie locali e della macchina amministrativa, ma anche all’esplorazione di nuove e necessarie sinergie. “Contro il declino industriale che stiamo vivendo – sostiene Fania – dobbiamo abbandonare le logiche del piccolo territorio e sposare visioni ben più ampie. La competizione non si gioca più in casa, ma riscoprendo un modello NordEst allargato ad Austria, Slovenia e Carinzia”. Il richiamo è poi al lavoro, perché senza occupazione, per la Cisl, non può esserci ripresa. Lavoro che può venire anche da ambiti finora marginali come, ad esempio, quello delle imprese sociali, ma soprattutto da una serie di interventi strutturali non più rinviabili: elettrodotto, infrastrutture, filiere complete e distretti che comincino a comunicare tra di loro, marketing regionale più spinto, politiche attive del lavoro maggiormente orientate ai fabbisogni del mercato e delle aziende. Per Fania, tuttavia, è arrivato anche il momento che la regione faccia autoanalisi, ad esempio sul ruolo di Friulia, Mediocredito ed Insiel, istituti che certamente non vanno messi in discussione, ma che devono ricominciare a restituire a cittadini ed imprese servizi efficaci e vantaggi anche competitivi.
Al pari, per la Cisl, vanno ripensate anche alcune azioni: così i 50 milioni spesi sul fronte delle agevolazioni per la benzina, quando soltanto a Portogruaro (senza scomodare la Slovenia) il carburante costa meno e senza tessera. “Non sarebbe più utile – si domanda Fania – investirli in attività produttive, o per tagliare Irap e Irpef?”. Così – aggiunge il segretario – pensare a mettere a sistema unico Autovie Venete e Fvg Strade ed aprire, rispetto alle piccole e grandi opere, alle public company, come già succede altrove.
Insomma, per la Cisl Fvg, è arrivato il tempo delle scelte perché il Friuli Venezia Giulia sta pagando anche il conto delle non-decisioni e, intanto, si allunga la lista delle persone in mobilità (tra marzo ed aprile scorsi il 10% in più), segno che la cassa integrazione non basta più e quella che si delinea e la strada dei licenziamenti e della chiusura delle aziende. Ecco, dunque, la necessità di un patto forte per le riforme e il cambiamento. Altrimenti il Friuli Venezia Giulia rimarrà schiacciato da chi, come il Veneto, riesce a far sì che i suoi siti produttivi siano privilegiati nelle logiche (discutibili) di ristrutturazione, o dai Paesi confinanti, più competitivi sotto il profilo di tasse, agevolazioni e burocrazia per le imprese e che oggi attraggono giornalmente migliaia di lavoratori (sia alti profili che operai) anche della nostra regione.

L’idea di mettersi assieme incassa l’ok anche degli altri ospiti della tavola rotonda, da Confindustria, all’Api, passando per l’artigianato e il mondo della cooperazione.

Ufficio stampa Cisl FVG