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SWEET, MOBILITA’ PER 53 DIPENDENTI

da Il Messaggero Veneto Per quasi quindici anni è stata azienda leader nella produzione degli ovetti di cioccolato. Un brevetto a suo modo geniale, quello dell’ovetto bicolore, che aveva portato la piccola Sweet di Sant’Andrea ai vertici internazionali del settore. Poi, il black out. L’uscita di scena di Enrico Preziosi, la decisione di investire su un nuovo maxi stabilimento da 15 milioni di euro (realizzato in via San Michele e mai entrato totalmente a regime) e infine il fallimento. L’azienda di Fabrizio Manganelli è stata dichiarata fallita lo scorso luglio, sommersa da un’esposizione debitoria che ammontava a oltre 19 milioni di euro. La cifra era emersa con chiarezza nella relazione alla richiesta di concordato preventivo (poi cassata), firmata dal commercialista udinese Giuliano Bianco, poi nominato curatore fallimentare. I debiti al 22 maggio 2013 erano suddivisi tra debiti in prededuzione (533.642,18 euro), ipotecari (8.129.147,45), privilegiati (1.839.626,60) e chirografari (8.614.168,86). La Wal-Cor di Cremona era stata l’unica a formalizzare una proposta per rilevare l’azienda: una delle condizioni, era il mantenimento di un livello occupazionale minimo, con l’assorbimento di 36 dei 53 dipendenti. Poi l’improvviso stop alla trattativa, la scadenza della cassa integrazione e, ora, il licenziamento dei lavoratori. (chr.s.)
Scemano le residue speranze di evitare la procedura di mobilità per i 53 dipendenti dell’azienda dolciaria Sweet, inghiottita la scorsa estate da un’esposizione di quasi 20 milioni di euro. Ieri mattina personale impiegatizio e maestranze della ditta di via Gregorcic hanno ricevuto dalle mani del curatore fallimentare, il commercialista udinese Giuliano Bianco, la lettera con la quale si comunica il licenziamento. Con la cassa integrazione in scadenza domani, per i dipendenti dell’ex azienda di Fabrizio Manganelli si aprono ora le porte della mobilità. Il dietrofront Le residue speranze di salvare la Sweet erano svanite all’inizio del mese, quando l’unica azienda interessata a rilevare lo stabilimento e l’attività della ditta di Sant’Andrea aveva compiuto un passo indietro, decidendo di non presentare alcuna proposta. La Wal-Cor di Cremona, tra le più accreditate nel settore dolciario nel Nord Italia, si era messa in contatto già in autunno con il curatore fallimentare di Sweet: erano seguiti una serie di sopralluoghi nelle sedi di produzione della Sweet (oltre allo stabilimento di via Gregorcic, la Sweet dispone di un fabbricato anche in via San Michele), con relazioni entusiastiche da parte degli emissari di Wal-Cor. Poi, la più classica delle docce gelate, con la ditta lombarda che si era tirata indietro, non ritenendo più opportuna la scelta di investire a Gorizia. Senza di fatto prospettive e con la cassa integrazione ormai in scadenza, è scattata inesorabile la procedura di licenziamento dei dipendenti. Le lettere Ieri mattina, al culmine di tre giorni di incontri con rappresentanti della Confidustria e dei sindacati, il curatore fallimentare ha fatto pervenire ai 53 dipendenti dell’azienda la lettera di licenziamento, che interrompe di fatto ogni rapporto con la società che fu di Manganelli e apre la strada della mobilità per gli addetti ormai rimasti appiedati. A fare da trait d’union tra Bianco e i dipendenti, Michela Marson (Fai-Cisl), Andrea Di Giacomo (Uil) e Luciano Sartori della Cgil, che hanno seguito la vertenza Sweet fin dalla prima erogazione di cassa integrazione ordinaria. I dipendenti non hanno ritenuto di dover firmare la lettera di conciliazione, che in casi analoghi solleva di fatto la proprietà dell’azienda da ulteriori obblighi nei confronti dei lavoratori licenziati (in caso di insorgenza di danno biologico o malattia professionale, ad esempio). «La decisione è stata presa all’unanimità – spiega Marson – e del resto non vedo come i dipendenti avrebbero potuto firmare la liberatoria, che non proponeva neppure un piccolo indennizzo in favore dei lavoratori stessi». Anche ieri, i sindacati non hanno mancato di manifestare il proprio malumore per la gestione della vertenza, in particolare da parte del curatore e della locale Confindustria. Fino alle scorse settimane, proprio per evitare interferenze sulla trattativa, i sindacati non avevano ritenuto di battere la strada del tavolo di crisi. Dopo la fumata nera, era stata coinvolta anche la Regione, che non è tuttavia riuscita a pianificare un intervento in extremis per salvare gli addetti dal licenziamento. Scatta la mobilità Da lunedì i dipendenti della Sweet saranno ufficialmente a spasso, in mobilità. I sindacati hanno già attivato un piano che consenta di non abbandonare al loro destino i lavoratori, che soprattutto nella prima fase saranno seguiti da vicino dagli uffici della Provincia: «Abbiamo preso dei contatti con l’amministrazione provinciale, che si è detta disponibile a individuare una o più date utili a fornire indicazioni ai lavoratori sulla procedura di mobilità – riprende Marson -. Non soltanto: da parte dell’ente intermedio è arrivata pure la proposta di colloqui individuali mirati, che consentano di analizzare i profili dei dipendenti Sweet in maniera compiuta per facilitare il processo di ricollocamento».