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Un piano di rilancio per la metalmeccanica

Stamani a Udine la nutrita tavola rotonda organizzata dalla Cisl
Sul tavolo una serie di proposte concrete di rilancio: via libera ad un Osservatorio "reale" del comparto

Il rilancio del comparto metalmeccanico, vera spina dorsale dell’economia friulana e non solo, deve necessariamente passare attraverso una serie di interventi concreti, "reali": solo così potrà uscire dalla crisi in modo rinnovato e capace di affrontare ad armi pari la competizione globale. E’ quanto emerge dalla tavola rotonda di stamani, promossa dalla Cisl di Udine, che mette assieme tutti i soggetti del territorio per varare una autentica strategia di supporto al settore. In particolare sono tre i passaggi chiave da perseguire con determinazione e che raccolgono il consenso unanime: la creazione di un Osservatorio ad hoc per monitorare gli andamenti, una forte e decisa sburocratizzazione, strumenti operativi a sostegno delle pmi, a partire da Friulia.
GLI STIMOLI Accanto, tuttavia, a questi interventi altri sono gli stimoli da cogliere per salvaguardare il tessuto produttivo metalmeccanico, che in provincia pesa il 54% in termini di valore aggiunto, ovvero capacità di produrre reddito e occupa il 58% della forza lavoro, trainando anche l’export. A sintetizzarli è il segretario cislino di categoria, Sergio Drescig che punta l’attenzione su alcuni nodi critici come, ad esempio, l’elevato costo dell’energia, la carenza di infrastrutture, il sistema della tassazione che penalizza le pmi esponendole anche alle banche, uno scollamento tra la formazione e la domanda di lavoro.
LA POLITICA E se il problema della rete viaria viene sollevato anche dal segretario provinciale del Pd Simone Lerussi, quello della burocrazia eccessiva è l’assist del consigliere regionale del Pdl Alessandro Colautti. "E’ un tema che ci assilla: oggi la filiera burocratica non aiuta il sistema delle imprese, anzi toglie volano". "Sul territorio – ricorda – ci sono ancora soldi vecchi bloccati, da recuperare, tanto che addirittura nella Finanziaria in discussione sarà inserita una norma per monitorare proprio quelle risorse non spese, ferme da 5-7anni" – anticipa Colautti, richiamandosi anche al caso dei Consorzi di bonifica.
LE CATEGORIE ECONOMICHE Il tema è caro anche a Carlo Faleschini, presidente della Confartigianato provinciale che rilancia anche sulla questione del credito, una "situazione drammatica" stante l’esaurimento dei fondi dati al sistema dei Confidi ed al Mediocredito, ma anche sul ruolo che alcuni enti – in primis Friulia – dovranno andare a svolgere per valorizzare la piccola impresa. Un sistema imprenditoriale in generale che – stando alle parole del vice presidente di Confindustria, Alberto Toffolutti – va svecchiato, immettendo giovani, rendendo per questi ultimi (e anche attraverso la contrattazione di II livello) l’impresa un luogo attrattivo. "Ogni anno – dice – bisogna sostituire il 3% del personale: cerchiamo periti meccanici, ingegneri, ma non ce ne sono: dobbiamo riuscire a stimolare le nuove generazioni verso le professioni del manifatturiero".
IL SINDACATO "Certo – aggiunge il segretario della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, Roberto Muradore – per fare questo occorre anche andare a fondo e capire i bisogni delle impresa". Come? Partendo dalla creazione di un Osservatorio a livello regionale che vada dentro le fabbriche, che ne svisceri le necessità e ne colga i dati reali. Accanto a questo bisogno di una mappatura costante e seria del settore, occorre però anche accellerare il processo di rinnovamento di Friulia, che deve tornare ad essere un vero e proprio braccio operativo e pensante proiettato a fare politiche industriali e non soltanto il medico quando le cose vanno male; favorire l’aggregazione delle pmi, ancorare maggiormente la ricerca e l’innovazione sulla produttività.
L’ASSESSORE Problemi e richieste presi in carico dal’assessore alle Attività Produttive, Federica Seganti che proprio sul tema "caldo" di Friulia annuncia già per oggi (all’interno della riunione di Giunta) la definizione della mission per i prosimi tre anni del nuovo cda della Società finanziaria. "Friulia – dice l’assessore – dovrà dare particolare attenzione al mondo delle pmi, che vanno aiutate con solo finanziariamente, ma anche con servizi reali per crescere e rafforzarsi. Se il tema delle pmi viene posto come centrale, anche su altri tre aspetti si sofferma Seganti: lo sforzo che la Regione sta facendo per fornire strumenti a sostegno dell’export (così anche attraverso un’ampia indagine sulle aspettataive e i canali utilizzati dalla imprese), la promozione, in collaborazione con i Consorzi industriali e la Cciaa, del Friuli Venezia Giulia al fine di attrarre investimenti ed, infine, il pressing al Governo centrale sulla fiscalità di vantaggio.
IL NAZIONALE "La differenza in questo quadro di grande difficoltà per il comparto– sostiene il segretario nazionale della Fim Cisl, Giuseppe Farina – la fanno le classi dirigenti, che devono rimettere al centro l’interesse del Paese e, dunque, anche un’industria irrinunciabile che di fatto fa la politica estera data la sua forte vocazione internazionale". Certo – stando a Farina – le fragilità non mancano: così l’esistenza di poche grandi imprese collocate nei settori più tradizionali ("Abbiamo perso appuntamenti importanti per aumentare il nostro valore aggiunto") e la miriade di piccole realtà che reggono in fase espansiva, ma risultato deboli nei momenti di crisi. "Occorre – per il segretario – creare una forte cultura industriale nella pubblica amministrazione per valorizzare la presenza del manifatturiero sul territorio; territorio che deve declinare le politiche industriali; così come occorre agire sulla leva del fisco per aiutare le imprese e sostenere i lavoratori attraverso l’aumento delle retribuzioni".
IL QUADRO Quanto al quadro di partenza, la fotografia del metalmeccanico è scattata dall’economista Fulvio Mattioni, secondo il quale la crisi del manifatturiero affonda già nel periodo 2002-2005, segnando un -10% nel triennio 2003-2005. E’ tuttavia il 2009 a registrare un ulteriore brusco ridimensionamento con il settore metalmeccanico che scende da quota 106,1 del 2008 a quota 83,3 con una caduta anche dell’export pari al 18,2%. Il 2010 non va meglio: nei primi 11 mesi dell’anno i lavoratori sospesi si moltiplicano, addirittura di 50 volte nel caso del metalmeccanico, interessando 3.615 addetti (sui circa 6.400 della provincia fuoriusciti dal mercato del lavoro).

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg
335.7970621