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UNA NUOVA POLITICA PER LA CASA CHE AIUTI LE VITTIME DELLA CRISI

Intervento pubblicato su Il Piccolo a firma di GIORGIO GORTANI * e  VINCENZO CUTAZZO**

L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una parte per la mancanza di un’evoluzione legislativa in materia di locazioni (l’ultima legge infatti risale al dicembre 1998), dall’altra invece per il cambiamento socio-politico-economico che ha avuto come primaria conseguenza l’evolversi di situazioni drammatiche prima alquanto rare e marginali. Infatti se alla fine degli anni ’90 le procedure di rilascio di abitazione per morosità o cosiddette «vendite all’asta» rappresentavano al massimo il 5% delle esecuzioni immobiliari, ora stiamo assistendo a un triste fenomeno di controtendenza: prima l’avvento dell’euro ha generato varie ripercussioni economiche, in primis il calo del potere di acquisto delle famiglie del cosiddetto ceto medio ora in estinzione, poi il sormontare della grave crisi economica nazionale e mondiale ha portato a una consistente diminuzione del reddito pro capite. Situazioni queste imprescindibili a un aumento degli sfratti per morosità (ossia quando gli inquilini non riescono a onorare al pagamento del canone di locazione) o alle procedure di rilascio per vendite all’asta (quando non vengono pagate ad esempio le spese condominiali o le rate di mutuo) che hanno ormai raggiunto quasi il 40% del totale. Numero che purtroppo prevediamo in costante ascesa causa non solo il protrarsi della crisi economica che tutti conosciamo ma anche del fatto che il fondo nazionale e regionale di sostegno alle locazioni, che dovrebbe fornire un bel respiro di sollievo agli aventi diritto, è in drammatica diminuzione soddisfando quindi solo una parte delle necessità (attualmente circa il 60%). Come accennato all’inizio, questo ultimo decennio ha segnato anche una notevole trasformazione legata all’offerta dell’abitare: la dismissione del patrimonio abitativo di enti e istituti più o meno pubblici, previdenziali e assicurativi (Inps, Inpdap eccetera ha tolto sul mercato triestino delle locazioni una considerevole fetta di offerte immobiliari non colmata da nuove costruzioni ad esempio dell’Ater che a sua volta non riesce a far fronte a tutte le meritevoli richieste di assegnazione alloggio che, tanto per fornire un dato, con l’ultimo bando 2010 sono oltre 4500. L’ultimo dato apparso sulla stampa nazionale in riferimento al calo del 47% delle concessioni di mutuo bancario per l’acquisto della prima casa rispetto all’ultimo periodo di riferimento la dice tutta sulla mancanza di alternative alla richiesta di alloggi a canone calmierato da parte non solo delle famiglie sfrattate ma anche delle giovani coppie che intendono convivere e farsi una famiglia; una alternativa infatti all’andare in affitto era concretizzata dall’acquisto tramite mutuo della propria abitazione secondo il principio che causa l’aumento degli affitti nel settore privato risultava più conveniente pagare la rata di mutuo, ma il calo delle concessioni, a memoria mai così stretto dal secondo dopoguerra, non apre certamente alcuno spiraglio alla emergenza abitativa della città. Ecco perché con gran forza chiediamo a tutte le forze politiche e istituzionali di agire concretamente in tempi brevi e in sinergia abbandonando quindi provvisoriamente le proprie bandiere per un bene comune per curare questa piaga fonte di una forte e pericolosa tensione sociale perché la casa rappresenta, insieme al lavoro, la base per creare, mantenere, proteggere una famiglia (anche mono persona) principio ancora cardine della nostra società moderna. È proprio sulla richiesta di mutui per l’acquisto della prima casa che la Lega consumatori rileva maggiormente il dato della crisi: infatti sempre sulla linea dell’impegno sindacale per creare occupazione dobbiamo sollecitare che nella provincia di Trieste si creino consorzi di società e si affidino fondi per lo sviluppo all’Ater; anche per una incisiva azione di recupero dello «sfitto» non intaccando quindi il territorio triestino già depauperato (favorire il recupero immobiliare già esistente). Una azione comune dei sindacati, associazioni e della società civile, è necessaria per una spinta propulsiva e veicolo di maggior occasione di lavoro. * segretario generale Sicet ** segretario Lega consumatori