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UN’AGENDA PER LA RIPRESA. INTERVENTO DI GIOVANNI FANIA

Intervento del Segretario Generale Giovanni Fania, pubblicato su Il Messaggero Veneto
Per capire che le cose nel nostro Paese e in regione, dal punto di vista dell’industria e dell’occupazione, stanno andando male non era certo necessario aspettare i dati di questi giorni sulle ore di cassa integrazione autorizzate ad ottobre. Basterebbe ascoltare le allarmanti dichiarazioni di Federmeccanica rispetto al settore metalmeccanico, che ha perso oltre 31 punti percentuali sul periodo pre-recessivo, con una ricchezza prodotta scesa a meno 18%; oppure ricordare che, in Friuli Venezia Giulia, si contano più di 40mila persone ad oggi senza lavoro. O, ancora, basterebbe riflettere sul fatto che il settore dell’edilizia – da sempre specchio dell’andamento dell’economia – negli ultimi 5 anni, ha sacrificato circa 800mila addetti a livello nazionale, di cui ben 5mila500 solo nella nostra regione. Io credo che proprio su quest’ultimo punto, e pensando ai lavoratori del settore scesi in piazza in queste ore, andrebbe fatto qualche ragionamento. Partendo dall’assist principale: ovvero che l’urgenza attuale è, e deve rimanere, quella di creare nuovi posti di lavoro, antidoto non solo ad una economia in letargo, ma anche alla crescente povertà cui assistiamo pure in Friuli Venezia Giulia. Le opportunità ci sono. Sette miliardi di euro possono arrivare dai fondi strutturali per l’efficienza energetica, senza contare che le stesse direttive europee sulle prestazioni energetiche per la nuova edilizia e la riqualificazione stabiliscono che dal 2021 (parliamo di soli sei anni) tutta la nuova edilizia dovrà consentire bollette “nearly zero energy” con grandi benefici per l’ambiente, ma anche per i cittadini. Alcuni territori si stanno già muovendo su questa strada. Basti pensare, ad esempio, all’esperienza della Provincia di Trento, che ha incentivato la costruzione del “cappotto” degli immobili per rilanciare l’edilizia, favorendo al contempo il risparmio energetico. Una delle strade possibili, infatti, per tornare a crescere, è quella dell’edilizia sostenibile, che va perseguita ed agevolata. Ma senza aspettare il traguardo del 2021, sarebbe sufficiente guardare all’Italia, in ginocchio dagli alluvioni di queste settimane. I danni materiali provocati al territorio ammontano a circa 22 miliardi. La prevenzione, con la messa in sicurezza del territorio, costerebbe allo Stato 8,4 miliardi. Una cifra, in tempi di crisi, esorbitante se si considera che questa spesa, come quelle future, potrebbe essere arginata da interventi di edilizia, in prima battuta risanatori, ed in prospettiva sostenibili. Gli immobili vanno riqualificati, le costruzioni ripensate: se la politica saprà capire tutto questo ed agevolare scelte mirate, il comparto riprenderà fiato e con esso tutta l’economia e l’occupazione. Certo, i segnali arrivati dall’ultimo tavolo regionale di concertazione con l’assessore Panariti sono sicuramente positivi: così, la convalida, tutt’altro che scontata, delle misure anticrisi; così il rinnovo con la Bcc, sebbene non ancora ufficiale, del protocollo di anticipazione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria; o, ancora, l’ipotesi, suggerita dalla Cisl, di coinvolgere Mediocredito per quanto riguarda la cassa in deroga. Bene anche le rassicurazioni sugli annunciati 10 milioni da dedicare al fondo povertà e l’impegno sulla formazione professionale e la riforma dell’Agenzia regionale del Lavoro. Tuttavia, sappiamo che tutto ciò da solo non basterà a raggiungere la priorità di creare lavoro. Sappiamo che ci vuole altro: politiche industriali concrete. Vale a dire cominciare a cantierare le piccole opere edili, a partire dalle manutenzioni degli edifici pubblici e delle scuole; vale a dire ragionare seriamente di infrastrutture perché è inutile parlare di super porto o di alta velocità quando alcuni tratti strategici della nostra rete ferroviaria sono ancora a binario unico, facendo davvero sinergia con le altre regioni del NordEst e rilanciando la concertazione. A questo proposito la Cisl chiederà a Confindustria FVG e alla Regione di riattivare il tavolo per discutere un’agenda di priorità da soddisfare entro il breve termine per ridare competitività dei nostri territori. Non vogliamo rassegnarci a sentire la solita messa cantata: crediamo sia possibile invertire la rotta, ma dobbiamo cambiare uno schema che fino adesso ha accompagnato le crisi ma non ha risolto i problemi.