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VIDONI SPA VERSO IL CONCORDATO

Da Il Messaggero Veneto

La Vidoni spa ha deciso di cedere l’intero ramo strade (sono già sei gli acquirenti del nord Italia interessati all’operazione). Ma con ingiunzioni e pignoramenti in atto, a gestire la faccenda sarà con tutta probabilità il commissario incaricato dal tribunale nell’ambito del concordato preventivo che l’azienda dovrebbe inaugurare già questa settimana.
Vidoni è l’ultima grande azienda friulana attiva nel ramo dell’edilizia, escludendo la Rizzani de Eccher che però ha sbocchi internazionali. La crisi del settore ha ormai eroso quasi tutto.
La tegola è caduta sulla testa dei 130 lavoratori ieri pomeriggio, riuniti a Tavagnacco per l’assemblea. Un’assemblea che i segretari di Cgil (Francesco Gerin), Cisl (Gianni Barchetta) e Uil (Massimo Minen) hanno convocato quattro giorni dopo l’incontro in Confindustria con la proprietà.
«Siamo rimasti delusi – ha spiegato Barchetta ai dipendenti – perché nonostante ci avessero promesso un piano industriale, non c’era. Ancora una volta ci hanno presentato un ipotetico rilancio dell azienda, ma non basato su documenti, numeri e rilancio, ma soltanto su promesse. Poi vedremo se saranno mantenute. Quello che ci permette di essere ottimisti sul concordato dell’azienda è che la famiglia Vidoni ha un patrimonio rilevante e le banche potrebbero usarlo come garanzia».
L’idea è vendere il ramo strade («e poi cosa resta di Vidoni?», chiede uno degli operai riuniti a Tavagnacco). Fra le clausole c’è il mantenimento di 20 o 30 operai, più tutte le commesse. Si tratta di un appalto per Anas da 60 milioni in Sardegna, più un altro da una quindicina di milioni a Pordenone per Autovie Venete e un parcheggio sotterraneo da realizzare a Cortina d’Ampezzo per altri 6 milioni. «Il progetto è di svendere la Vidoni – attacca Minen –, ma non si capisce poi quale potrà essere il suo futuro perché fino adesso Vidoni ha sempre fatto solo strade». Purtroppo «siamo in un’Italia malata – aggiunge Gerin –. E l’azienda si è complicata la vita perché lavorava con un monocommittente. Quando un titolare va agli arresti, il problema inevitabilmente è anche per l’impresa».
Ormai è certo il ricorso contro la revoca dell’appalto sulla Salerno Reggio Calabria. Ma tutto questo non conforta i lavoratori. Loro da mesi non percepiscono uno stipendio. Prima la solidarietà («gestita male», assicurano), poi problemi di liquidità e persino un errore nella attivazione della cassa ordinaria. Errore che per i lavoratori si è tradotto nel mancato pagamento delle somme dovute.
E così, ieri a Tavagnacco, c’erano persone che da mesi non incassano uno stipendio. «Vivo in 70 metri quadrati, ma le spese si accumulano – spiega un operaio assunto dieci anni fa in Vidoni –. Ho mille 200 euro al mese di mutuo, come faccio a pagare. E poi c’è la famiglia. Per fortuna non ho avuto figli, altrimenti a questo punto non saprei proprio come fare». Chi invece di figli ne ha C’è, ed è lì accanto.
«Da tre anni non lavoro – spiega l’uomo, da 13 anni in azienda – mi sono dovuto arrangiare come potevo perché ho delle responsabilità». Molti dei 130 operai arrivano dalla Carnia. Hanno messo in comune benzina e auto per cercare di limitare le spese.
«Per noi queste trasferte ormai sono un costo che non possiamo più sostenere», spiegano. C’è chi esibisce il documento compilato dalla Vidoni che gli dava diritto alla cassa integrazione,
«ma non ho ancora visto un euro». Tutta colpa dell’errore nella compilazione dei moduli. Questa sarà la settimana decisiva per Vidoni. La settimana del concordato, della cassa integrazione, del futuro. Altrimenti si aprono le porte del fallimento.