WELFARE AZIENDALE E FLEXIBLE BENEFITS, PRIMI PASSI IN FVG
Non più “pochi, maledetti e subito” ma convertiti in beni e servizi (cure sanitarie, spese scolastiche o assistenziali, buoni spesa, ecc) defiscalizzati e rimborsati all’occorrenza durante l’intero anno solare. E inoltre, un’analisi attenta delle necessità e delle condizioni sociali del territorio. Le modifiche introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 in fatto di accordi integrativi per il pagamento dei primi di produzione o risultato hanno portato interessanti opportunità in favore di lavoratori ed imprese. Come ad esempio i flexible benefits, letteralmente benefici flessibili, che sempre più aziende di diversi settori in Italia stanno introducendo quale strumento di welfare. E pure in Friuli Venezia Giulia si stanno muovendo i primi passi, come allo stabilimento del gruppo Marcegaglia di San Giorgio di Nogaro o alla Lima di Villanova di San Daniele del Friuli.
Il quadro della situazione e le prospettive in campo sono state illustrate oggi dai delegati della FIM Cisl Udine, durante il direttivo tenutosi a Udine, alla presenza del segretario regionale Sergio Dresig, dell’operatore provinciale Barbaro, del Referente Pasquale Stasio e dei segretari di Cisl Udine e Alto Friuli, Mason e Colautti.
Ad inquadrare l’opportunità dei flexible benefits Andrea Canonico, senior specialist di Aon, broker assicurativo che sta già gestendo il sistema non solo per Marcegaglia ma anche per Montepaschi, Siemens, Philips, San Benedetto…con una platea di oltre 25 mila lavoratori.
“Assistenza sanitaria e socio-sanitaria, fondi pensione, rimborsi scolastici, buoni acquisto, ricreazione e viaggi sono gli ambiti nei quali sono utilizzabili questi benefits – ha specificato – che, stante la defiscalizzazione di legge, conferiscono al lavoratore un valore “pieno” del proprio premio e quindi non tassato al 32% o al 18% come avviene solitamente, consentendogli quindi un certo benessere ed un aumento del potere d’acquisto”.
A confermare la validità dell’operazione Alex Azzolini, della Rsu Marcegaglia di San Giorgio di Nogaro, la prima azienda metalmeccanica in Italia a utilizzare questo strumento: “il vantaggio netto è evidente, i comprensibili dubbi iniziali sono stati via via smontati, la vastità di scelta consentita dallo strumento ha trovato l’apprezzamento dei lavoratori e per nostra decisione i benefici sono stati estesi anche alle coppie di fatto, non solo ai familiari del lavoratore”.
Se quello dei flexit benefit può venire incontro alle esigenze delle grandi imprese, per le più piccole invece, l’ossatura del Friuli Venezia Giulia, la strada da percorrere è sicuramente quella del welfare territoriale, come ha illustrato la ricercatrice Fabiana Vidoz, di Fare Welfare, la quale ha portato le esperienze che si stanno sviluppando in Lombardia con approcci innovativi nelle organizzazioni aziendali, all’interno delle quali si sta puntando a diversificare le modalità remunerative dei lavoratori, dando risposte ai nuovi bisogni e garantendo equità sociale.
“La Regione Friuli Venezia Giulia è in ritardo su questi percorsi – ha fatto notare – occorrono progetti annuali di supporto alla conciliazione, welfare aziendale e interaziendale, una comunicazione strutturata e pervasiva, degli sportelli help desk e soprattutto una mappatura dei bisogni di welfare delle singole imprese e dei rispettivi territori”.
Per Pasquale Stasio, della Fim Udine, si tratta quindi di una “svolta culturale necessaria che la Fim è pronta a portare avanti con i propri delegati, cercando di favorire nelle fabbriche questi approcci, spiegando le opportunità e vincendo i preconcetti, come accaduto alla Lima di Villanova”.
Inoltre conclude Stasio, la questione del Welfare integrativo Territoriale, potrebbe dimostrarsi un importante volano per il rilancio delle aziende del territorio, oltre che uno strumento dai forti risvolti sociali, avendo la possibilità di rispondere alle esigenze avanzate dai lavoratori/cittadini.