1° MAGGIO, 10.000 NELLE PIAZZE DEL FVG PER IL LAVORO E L’EUROPA DEI DIRITTI
Oltre cinquemila persone in piazza a Trieste, quasi 3.000 a Cervignano da tutta la provincia di Udine, dove hanno sfilato come da tradizione anche i trattori della Confederazione italiana agricoltori, 1.500 a Gradisca d’Isonzo, oltre 500 a Pordenone per un Primo Maggio baciato dal sole, che ha favorito una grande partecipazione alle manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil in Friuli Venezia Giulia. Ad animare cortei e comizi non solo i temi del lavoro e dei diritti, con la preoccupazione per i nuovi segnali di crisi che arrivano anche dalla nostra regione, per la crescente precarizzazione dell’occupazione, per l’aumento degli infortuni sul lavoro: negli striscioni e nei discorsi dai palchi tanti anche gli appelli a un’Europa più giusta e più attenta al sociale, al lavoro, ai diritti dei suoi cittadini e degli immigrati che bussano alle sue porte alla ricerca di un futuro lontano dalle guerre e dalla povertà, ma anche un’Europa capace di difendere la sua unità, minacciata dalla crescita dei partiti populisti.
QUI CERVIGNANO. Forte anche l’appello all’Italia e ai potenti della terra per un rinnovato, straordinario impegno in difesa dell’ambiente: a lanciarlo, da Cervignano, direttamente i giovani del movimento Fridays for Future, saliti sul palco con don Pierluigi di Piazza, presidente del centro di accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano, e prima del segretario generale della Uiltec Paolo Pirani, autore dell’intervento conclusivo. «Europa, diritti, tutela del lavoro – ha detto Pirani – significano un’azione comune che riguardi l’intero sistema e che veda al centro i sindacati e le imprese con obiettivi condivisi. L’appuntamento di oggi è il segno di questa intesa: in piazza lavoratori e imprenditori agricoli a rappresentare la forza del lavoro che deve cambiare in meglio il Paese. Come Uiltec e come Uil siamo fortemente impegnati a esercitare una responsabile azione sindacale che va in questo senso». Sul palco anche il segretario regionale della Cgil Villiam Pezzetta: «Questa Festa del lavoro – dichiara – arriva purtroppo in un momento in cui si rafforzano, anche nella nostra regione, quei segnali di rallentamento iniziata nel 2016. All’allarme per la precarizzazione del mercato del lavoro si unisce quindi quello di nuove ricadute occupazionali negative che imprese, sindacati e politica devono saper gestire con strategie condivise e lungimiranti, capaci di rafforzare la competitività del sistema Friuli e di favorire la creazione di buona occupazione».
QUI GRADISCA. Sulla stessa linea, da Gradisca, le parole del numero uno della Uil Fvg Giacinto Menis: «La festa dei lavoratori – sostiene – non può non essere l’occasione anche per rilanciare l’allarme sulla tenuta dell’economia e dell’occupazione. Serve una vera e propria scossa, sostenuta da una politica di investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione. Purtroppo non manca la sicurezza sul lavoro con gli ultimi dati che segnalano le morti bianche ancora in crescita e collocano una provincia della nostra regione, quella di Gorizia, ai vertici nazionali per le malattie professionali. Un appello a cui deve corrispondere un impegno per il miglioramento della qualità del lavoro, come condizione per avere aziende più sicure e garantire uno sviluppo economico duraturo e compatibile». A concludere la manifestazione isontina il segretario generale della Uil scuola Pino Turi. «Il sindacato – queste le sue parole – ha un progetto e un programma. Ora il Governo, che ci auguriamo sia effettivamente il Governo del cambiamento, deve aprire un tavolo per affrontare i problemi e dare risposte ai cittadini. E la risposta principale per questo Paese è il lavoro. La gente non vuole assistenza, vuole lavoro, che è molto più importante di qualunque sussidio. Con questo non vuol dire che siamo contro il reddito di cittadinanza: siamo per politiche di welfare per andare incontro ai più deboli, ma il meccanismo attuato per il reddito di cittadinanza non è sufficiente. Bisogna aumentare investimenti pubblici e privati per aumentare le possibilità di lavoro e riformare il sistema degli uffici di collocamento, perché siano davvero in grado di procurare lavoro alle persone».
QUI TRIESTE. Come di consueto è stato Trieste il corteo più partecipato, con oltre cinquemila persone lungo il percorso tra campo San Giacomo e piazza dell’Unità. A concludere il comizio il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga: «Se gli ultimi dati sull’occupazione che ci arrivano dall’Istat sull’occupazione sono ancora incoraggianti – spiega – allargando lo sguardo al di là della contingenza mensile si vede che l’Italia è ancora in grandissima difficoltà, con oltre un miliardo di ore di lavoro in meno rispetto al 2008 e un incremento che riguarda soprattutto le fasce di occupazione debole e dei part-time involontari. Anche per questo serve più che mai un’Europa che garantisca parità di diritti sociali e di condizioni di lavoro a tutti». Un appello che il segretario generale della Cisl Fvg Alberto Monticco declina a livello regionale: «Anche in Fvg – rilancia – occorre dare stabilità al sistema economico e dell’occupazione, intervenendo e sanando il precariato, sempre più sinonimo di sfruttamento, e intervenendo sulla qualità e la creazione di lavoro attraverso politiche attive efficaci, in grado di far dialogare mondo dell’impresa, parti sociali, formazione, sotto la regia di istituzioni presenti. Solo in questo modo potremo, anche sul territorio, dare risposte concrete e porre un freno alle nuove marginalità».
QUI PORDENONE. Sul palco di Pordenone, infine, sono intervenuti i segretari provinciali della Uil Roberto Zaami e della Cgil Flavio Vallan. Da loro l’appello finale, sintetizzato in un documento unitario, che indica «nel diritto al lavoro, nella partecipazione e nella realizzazione dei principi della nostra Costituzione la strada per fare uscire il Paese dalla sua crisi politica, economica e morale». Al sindacato, si legge ancora nel documento, il compito di «allargare la propria rappresentanza e collegarsi alla lotte e alle iniziative che, qui da noi come nel resto d’Europa, difendono gli stessi principi, la pace e i diritti».