METALMECCANICA FVG, TRA CRISI E MANCANZA DI POLITICHE DI SVILUPPO
A Gorizia, il consiglio generale della Fim Cisl, con il Nazionale Marco Bentivogli, fa il punto sulla metalmeccanica: in Fvg 2mila lavoratori in crisi.
Sono quasi 2mila, in Friuli Venezia Giulia, i lavoratori del comparto metalmeccanico coinvolti da percorsi di crisi, 17 le aziende che hanno attivato strumenti come la cassa integrazione o i licenziamenti, oppure che stanno facendo ricorso alle ferie forzate e alla solidarietà. Un quadro tutt’altro che confortante, imputabile soprattutto alle condizioni del mercato e da una mancanza di ordinativi così forte da rallentare drasticamente la produzione. I dati emergono dal consiglio generale della Fim Cisl, oggi riunita a Gorizia, alla presenza del leader nazionale Marco Bentivogli e del segretario regionale della Cisl Fvg, Alberto Monticco. “Eppure – incalza subito il segretario regionale, Gianpiero Turus, nella sua relazione introduttiva – nessuno ne parla; anzi, si preferisce discutere di muri ed altro per non affrontare le vere criticità ed urgenze che ci circondano e che ormai sono quotidiane”. Ultima, in ordine di tempo e solo per citarne una, quella di Sertubi, con il tavolo aperto al Mise per scongiurare l’annunciata ipotesi di un taglio di cinquanta unità sulla settantina occupata. “Il problema – non le manda a dire Turus – è l’incapacità, anche a livello regionale, di anticipare le situazioni di difficoltà e prevenirle: questo, accanto alla mancanza di politiche industriali e di sviluppo, crea un mix ad alta tensione”. A fronte dell’assenza di dinamismo industriale, se non ci fossero le grandi aziende come Fincantieri a registrare trend più che positivi, la situazione – per la Fim Cisl – sarebbe davvero terribile.
“La situazione del Friuli Venezia Giulia – spiega il Segretario Nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli – ricalca quello che stiamo vedendo a livello nazionale, con aziende entrate o rientrate in percorsi di crisi, importanti vertenze aperte, che meriterebbero una maggiore attenzione da parte del Mise, che dovrebbe tornare ad essere il luogo dove si trovano soluzioni e si salvaguardano le persone dai licenziamenti”. “Ci preoccupa – incalza Bentivogli – la scarsa attenzione alle questioni industriali e del lavoro: dobbiamo renderci conto, e agire di conseguenza, che siamo un Paese in cui la cassa integrazione (stando al confronto giugno 2019/2018) cresce del 42% e si sta facendo un ampio uso soprattutto della cassa straordinaria, anticamera dei licenziamenti”.
Altro passaggio strategico, la difficile partita del rinnovo contrattuale con la trattativa in salita con Federmeccanica e che dovrà sciogliere alcuni nodi ormai atavici, a partire dal superamento dello scoglio dell’inquadramento professionale fermo al 1973.
“In questi giorni stiamo lavorando, con Uilm e Fiom, per costruire un documento che porti ad una piattaforma possibilmente unitaria. Il rinnovo del contratto nazionale collettivo rimane un passaggio fondamentale per i lavoratori metalmeccanici – 1milione 600mila – che vivono un contesto economico complicato, con la produzione industriale che risente pesantemente delle difficoltà dell’automotive, e non solo, delle guerre commerciali e della difficoltà del Paese nel sostenere gli investimenti industriali. C’è necessità di dare risposte certe sugli aumenti salariali, sulla riforma degli inquadramenti, sul diritto alla formazione e sul sistema di welfare”.