Fvg: tavolo a tre per uscire dalla crisi. Bonanni: “Produttività e reddito le leve della ripartenza”
Dal meeting Cisl di Magnano in Riviera un patto tra soggetti per rafforzare aziende e salari
Esce dall’affollatissimo meeting Cisl di Magnano in Riviera la piattaforma del Sindacato, pronta per essere presentata al tavolo anticrisi, finalmente convocato per il 22 dal presidente Tondo. Ad enunciarne i contenuti salienti è il segretario generale Giovanni Fania, in apertura dei lavori della tavola rotonda conclusiva della treggiorni del 60esimo: creazione di percorsi di riconversione e ricollocazione per i lavoratori in mobilità e cassainterazione, gestione del credito a sostegno dei livelli occupazionali, a contrasto della delocalizzazione e pro insidiamenti industriali, rimodulazione dell’attività di Friulia come vero incentivo al mondo dell’impresa. "Si tratta di una piattaforma da porre in condivisione – specifica dal palco, Fania, richiamando anche la battaglia per un fisco più equo e giusto – avendo ben chiaro che da una crisi tutt’altro che cessata, si esce solo insieme e con senso di responsabilità". L’apertura cislina alle altre organizzazione e agli imprenditori, è subito colta dal presidente di Confindustria Fvg, Alessandro Calligaris, che rilancia un tavolo a tre con la politica e la sua ricetta per ritrovare competitività, ovvero passando per una qualificazione di tutto il sistema, una revisione del costo del lavoro ed un’azione decisa sul fronte della questione energetica. La stessa unità di intenti alla quale si appella anche, per Confapi, Michele Bressan, che però non scommette sul costo del lavoro, molto inferiore in Italia che in altri Paesi (vedi Germania) dove la ripresa è già realtà, ma su tutta una rete di servizi (asili e scuole) accanto alle infrastrutture. La risposta della Regione è del massimo rappresentante, preoccupato perchè alla ripartenza dell’export e dell’industria regionale non corrispone un’altrettanta ripartenza dell’occupazione. Alla Cisl, Renzo Tondo "promette" di agire sostanzialmente su tre assets: le infrastrutture, sui cui insisterà l’impegno della Giunta (2,3 miliardi già messi in cantiere), il progetto Unicredit (martedì prossimo è fissato un incontro con il ministro Frattini), la partita dell’energia da portare a casa auspicabilmente con Krsko. Tuttavia, per uscire dalla crisi, non solo del Friuli Venezia Giulia, ma nazionale, serve un "atto di coraggio". Ne è convinto il senatore Franco Marini, che punta sulla capacità di investire anche con un debito pubblico condizionante (pari al 117% della ricchezza nazionale di un anno), sapendo, infatti, che è la domanda interna a spingere i ¾ del pil. "Un atto di coraggio – spiega Mariani – che deve significare anche e soprattutto una iniezione di aiuto alla parte più debole dei redditi". Di qui l’"appello" a Tremonti di "orientare un punto percentuale del Pil proprio alla domanda interna". Le altre leve individuate dall’ex presidente del Senato riguardano l’efficienza delle relazioni industriali e della politica, necessariamente da "aggiornare a vantaggio dell’attrattività del territorio", e al ruolo della politica, oggi non efficiente e litigosa, soggetta a grandi gap, a partire dalla legge elettorale e dall’attesa nomina del ministro per lo Sviluppo Economico. Resta poi trasversale la questione del fisco (la Cisl, assieme alla Uil, sarà in piazza il 9 ottobre) con Calligaris che chiede la riduzione delle tasse, ma promette intrasigenza con chi non rispetta le regole. E se Bressan rilancia sulla necessità di ridurre gli sprechi, è da Tondo che arrivano le buone notizie sulle compartecipazioni, con lo Stato pronto a riconoscere al Fvg dal prossimo anno tutti i 483 milioni (di cui 230 già recuperati).
Questione del fisco, centrale anche per Raffaele Bonanni, che proprio sul fronte del reddito, accanto a quello della produttività, chiede un patto solido tra sindacati, imprese e governi, centrale e locali. "Abbiamo – tuona dal palco – un sistema fiscale inadeguato: noi siamo a favore di un federalismo fiscale e solidale a condizione che si rivedano i pesi. Il 9 ottobre a Roma per noi sarà l’ultima sveglia al Governo". Se è vero che già diverse richieste della Cisl sono state adottate (reddittometro, fatturazione elettronica, tracciabilità), altre vanno ancora conquistate per Bonanni: la riduzione delle aliquote, per esempio, ma anche meccanismi di verifica, lotta ancora più agguerrita all’evasione fiscale e all’elusione contributiva, avendo sempre ben a mente che la questione fiscale deve essere orientata alle famiglie. Punti che trovano la condivisione anche della Confindustria ("Parliamo lo stesso linguaggio") così come sulla necessità di sveltire gli investimenti, sbloccando le risorse attraverso la riduzione degli sprechi e degli alti costi dei livelli amministrativi ed istituzionali. "L’Italia – dice Bonanni – ha bisogno di una riforma vera di sistema, mentre Tremonti sta lavorado per abolire l’Irap, ripristinando però al contempo per le Regioni e i Comuni le addizionali, portandole al 3%". Per il big della Cisl, dunque, serve un patto per aziende e salari più forti: la lezione viene da Pomigliano con un guadagno per i lavoratori di 4mila euro lordi all’anno, fortemente detassati, e di altri 600/700 euro in busta allo scatto del 18imo turno. "Quali diritti avremmo distrutto?" – tuona ancora Bonanni, che sulla vicenda Fiat proprio non ci sta a passare per "venduto". "Se avessimo deciso di chiudere, a fronte di 20 milioni investiti e della decisione di non delocalizzare, saremmo stati dei colpevoli". "Il Paese è nei guai" – dice il leader sindacale. "Sono 20anni che le classi dirigenti non sostengono il progresso e un’economia più solida". Prendiamo – fa l’esempio – il costo per unità di prodotto: nell’ultimo decennio è aumentato del 20%, mentre negli altri Paesi è calato. In Germania di 9 punti, in Francia di 7". Le ragioni? Presto dette: infrastrutture insufficienti, costi elevati dell’energia, servizi costosi, P.A. Farragginosa, istruzione separata dal benessere, tasse che appesantiscono, esistenza delle mafie, mancanza di governo. "E’ fondamentale – spiega Bonanni – reimpostare un clima di responsabilità, ma serve serenità anche nell’ambito politico, oltre che sinsacale". "La nostra organizzazione – dice, strizzando l’occhio al 60esimo – non è seconda a nessuno per proposte, credibilità, adesioni. Siamo in ottimo stato di salute e continueremo ad impegnarci per il bene di questo Paese".
Udine, 18 settembre 2010
Mariateresa Bazzaro
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