TUTTO PRONTO PER LA GRANDE PROTESTA DEI METALMECCANICI
Pronta a partire per Milano anche una delegazione del Friuli Venezia Giulia. Il nostro – spiega la Fim Cisl – non è uno sciopero politico, ma uno sciopero per riportare l’attenzione del Governo sulle politiche industriali.
Venerdì 14 giugno tre piazze, Milano, Firenze, Napoli, saranno invase da migliaia di metalmeccanici di Fim, Fiom, Uilm di tutt’Italia che sciopereranno per rivendicare, da questo governo, che vengano rimesse in primo piano l’industria, il lavoro e l’equità sociale.
A Milano il corteo partirà da Porta Venezia per arrivare a piazza Duomo, dove è previsto l’intervento di Marco Bentivogli, segretario generale Fim. Cisco dei Modena City Ramblers suonerà alcune canzoni con la sua band alternandosi sul palco durante il comizio.
Una manifestazione – quella in programma domani – fortemente sentita anche in Friuli Venezia Giulia, come dimostrato dalla condivisione registrata durante le assemblee di questi giorni. “E’ chiaro che il nostro non è uno sciopero politico – afferma il segretario regionale della Fim Cisl, Gianpiero Turus – ma di merito, per richiamare il Governo a quelle politiche industriali che oggi sono assenti, tanto a livello nazionale, quanto locale”. “Tra i lavoratori – compresi i molti che questo Governo lo hanno votato – c’è ormai la sensazione che siamo di fronte ad un pesantissimo rallentamento del comparto industriale e questo non può che preoccuparci” – incalza Turus. Tra i temi particolarmente “sentiti”, anche quelli che riguardano più da vicino la sicurezza sui luoghi di lavoro, a partire dal contestatissimo sconto (passato in sordina) dei premi Inail alle aziende. Quanto alla situazione generale del settore, è allerta anche in Friuli Venezia Giulia, dove diverse crisi cominciano a farsi sentire, così, ad esempio, nella siderurgia. Un esempio su tutti, Sertubi di Trieste, che proprio i giorni scorsi ha annunciato un drastico taglio di personale, da 65 a 15 unità. Tuttavia le situazione di difficoltà iniziano ad essere distribuite su tutto il territorio regionale: nel pordenonese con Lavinox e Sarinox, ma anche nella zona udinese con dm Elecktron e la chiusura della produzione della Stanley Black&Decker. “Manca una politica seria sull’industria ed un’attenzione più decisa su un comparo che continua a costituire l’ossatura del nostro Paese – commenta Turus, puntando il dito anche contro la Regione e la scarsità di politiche attive messe in campo.
Spiega il numero uno della Fim Cisl Nazionale, Marco Bentivogli: Gli investimenti industriali stanno rallentando, l’industria manifatturiera frena e tantissime aziende continuano a soffrire. 160 tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico , a gennaio erano 138 e il numero dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, a seconda della piega che prenderanno le vertenze, va dagli 80.000 ai 280.000, contemporaneamente stanno aumentano gli incidenti e le morti sul lavoro, di ieri l’ennesimo incidente mortale.
Ad aprile l’utilizzo della cassa integrazione è aumentato del 78% rispetto all’anno prima e del 79% sul mese di marzo. Di questo passo il 2019 rischia di contare un milione di ore di cassa integrazione che coinciderebbero con un crollo della produzione industriale, con un impoverimento produttivo, con il continuo aumento del debito pubblico e con la riesplosione dello spread. Se queste sono le premesse a metà anno, il 2019 non sarà un “anno bellissimo”.
Il Governo deve invertire rotta, puntare su lavoro e sugli investimenti industriali, altrimenti perderemo le occasioni per restare competitivi nel mercato globale con prodotti ad alto contenuto innovativo consolidare l’occupazione, stabilizzare i lavoratori precari e migliorare la produttività, vero dramma del Paese e unica leva per liberare gli investimenti delle imprese e far crescere i salari.
La scelta di spostare risorse dal lavoro all’assistenzialismo non farà che incrementare le disuguaglianze tra le persone e minare le condizioni necessarie per poter riformare il fisco a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Bisogna smettere di strizzare l’occhio ai furbetti che fanno rientrare indisturbati i propri capitali dall’estero e agli evasori fiscali, e riformare le pensioni con attenzione alla condizione femminile, ai lavoratori precoci e a chi fa un lavoro gravoso e usurante. Per fare questo serve uscire da questa campagna elettorale permanente e da politiche che puntano alla prossima elezione e mettere in campo riforme che guardino al futuro del paese per i prossimi 30 anni.