COMPARTO UNICO, MOBILITATI IN 14MILA: “BASTA TAGLI, CONTRATTO SUBITO!”
«Non si possono fare le riforme prescindendo da chi lavora. E chi lavora deve avere un contratto di lavoro, aggiornato nei valori economici e nei contenuti normativi». Questo l’ultimatum unitario che i sindacati del pubblico impiego, «inascoltati da troppo tempo», lanciano alla Giunta regionale, ai sindaci e alle Province, nel giorno in cui proclamano ufficialmente lo stato di agitazione dei 14mila dipendenti del comparto unico. Ad annunciarlo Mafalda Ferletti e Andrea Fumis per la Fp-Cgil, Massimo Bevilacqua per la Cisl Fp, Maurizio Burlo per la Uil Fpl, Fabio Goruppi (Ugl) ed Emanuela Devescovi (Cisal).
Dietro alla protesta non soltanto il mancato rinnovo del contratto, fermo al 2009 e in ritardo anche nel riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale (ferma al triennio 2010-2012 e non consolidata), ma anche i tagli al personale, oltre 2.000 posti dal 2009, a causa di un mancato turnover che secondo i dati dei sindacati ha prodotti risparmi per circa 75 milioni all’anno.
Altro fronte caldo quello delle riforme, dal momento che «la legge 26/2014 ha avuto ben sette modifiche in poco più di un anno di vigenza – si legge nel documento unitario dei sindacati – e che da luglio diverse funzioni, con gran parte del personale, transiteranno dai comuni alle Uti senza che abbia visto luce l’accordo sulla mobilità del personale, nonostante la proposta sindacale in materia, presentata nell’ottobre 2015, e nonostante restino irrisolti diversi nodi sul personale già trasferito». Da qui le preoccupazioni con cui i sindacati guardano al travaso di funzioni, e in particolare al trasferimento della polizia provinciale, che transiterà a giugno, e dei dipendenti delle Province incardinati nei servizi di staff, «che si avviano, in assenza di un accordo a essere ostaggi dei desiderata del presidente o sindaco di turno». Ma sotto accusa ci sono anche la riforma del comparto unico, «che si si profila come una riforma della dirigenza con accenni punitivi nei confronti dei 14.000 dipendenti», e la mancata individuazione dei fondi per il salario accessorio.
La mobilitazione, pertanto, punta dal un lato all’apertura immediata di un tavolo con Regione, Anci e Province per la quantificazione delle risorse da destinare al rinnovo contrattuale, dall’altro a un percorso di riforma «che consenta la piena valorizzazione delle professionalità interne, alle quali oggi si richiedono sempre più competenze e specializzazioni, ma in assenza di adeguati ed attuali strumenti contrattuali che le riconoscano». Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal non chiedono soltanto di recepire la sentenza con cui la Corte Costituzionale, un anno fa, ha decretato l’illegittimità del blocco dei contratti, ma anche di sfruttare la potestà legislativa primaria della Regione in materia di enti locali e di ordinamento del personale. «Potestà che il Fvg non sta utilizzando, appiattendosi sulle norme nazionali e fingendo di dimenticare che il Comparto unico in pochi anni ha perso oltre 2.000 posti di lavoro».