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ACCESI I RIFLETTORI SULLE MALATTIE PROFESSIONALI: IMPLEMENTARE LA TUTELA DELLE VITTIME

Attorno ad un tavolo, Cisl, Inail, Asugi e Regione Fvg dettano la nuova agenda. Il Sindacato lancia due proposte: Osservatorio regionale permanente e reinserimento lavorativo e sociale più efficace.

Parlarne, parlarne e ancora parlarne: per far uscire dall’ombra e dare pieno riconoscimento e tutela alle malattie professionali occorre accendere i riflettori alla massima potenza. Nonostante, infatti, l’incidenza delle patologie legate al lavoro in Friuli Venezia Giulia e il loro impatto a livello individuale e collettivo siano pesantissimi, c’è ancora troppa poca consapevolezza. A fare luce su un tema stringente è la Cisl Fvg, con una tavola rotonda, organizzata stamani a Trieste, ed alla quale hanno preso parte tutti i soggetti coinvolti dal tema: Inail, patronato Inas Cisl, Azienda sanitaria, Regione e naturalmente il Sindacato. Sindacato che ha posto subito sul tavolo alcune questioni cruciali. La prima: considerare le malattie professionali come un’emergenza da affrontare subito. A dare la misura di un fenomeno prorompente sono gli stessi numeri: 2.082 risultano le denunce arrivate all’Inail nel 2023 in Friuli Venezia Giulia (di cui 666 di provenienza Inas Cisl), in deciso aumento rispetto alle 1.769 del 2022. A crescere sono soprattutto i tumori, le malattie del sistema respiratorio e quelle osteomuscolari e del sistema connettivo, di gran lunga le più diffuse, rappresentando il 59,3% del totale. Tra gennaio e dicembre 2022, 43, in regione, sono state le denunce di malattia professionale con esito mortale (817 in Italia). La seconda: costruire una rete strutturata per dare maggiore tutela e riconoscimento ai lavoratori colpiti da malattia professionale. A fronte della nuova tabella delle malattie professionali per l’industria e l’agricoltura, emanata con un decreto nazionale lo scorso novembre, e ancor più restrittiva rispetto alla valutazione delle attività svolte dal lavoratore in modo non continuativo, sarebbe utile, almeno a livello regionale, attivare un comitato tecnico permanente, che coinvolga medici legali, Inail, patronati e Dipartimento prevenzione per confrontarsi sulle denunce e sui mancati riconoscimenti e risolvere eventuali contenziosi. Uno dei problemi sostanziali, infatti, riguarda la restrittività normativa rispetto al riconoscimento della malattia, che penalizza fortemente i lavoratori. Stando, ad esempio, alle denunce presentate dall’Inas Cisl nel 2023, su 666 domande (circa 1/3 delle totali regionali), ad oggi ne risultano accolte 263; 222 sono state respinte*. La terza: potenziare il reinserimento sociale e lavorativo delle persone colpite da malattia professionale. Come? Abbattendo le barriere architettoniche nei luoghi di lavoro, adeguando le postazioni lavorative e intervenendo sulla formazione. Azioni, queste, che vedono allocate ingenti risorse, spese tuttavia, in minima parte, sembra per un sostanziale disinteresse delle aziende ad agevolare il reintegro. Occorre, dunque, che i soggetti preposti al controllo verifichino quanto effettivamente viene speso a tale scopo e sulla base di questo consuntivo si intervenga con progetti di formazione e informazione rivolti ai datori di lavoro.

“Quella delle malattie professionali è una vera e propria emergenza – spiega per la Cisl Fvg, il segretario Cristiano Pizzo – tanto che siamo di fronte a numeri di assoluto rilievo, che devono spingerci verso alcune azioni precise, prima fra tutte il riconoscimento come malattie professionali di alcune patologie che oggi non sono ancora tabellate e che risultano molto frequenti, come le ernie cervicali che, sempre stando alle pratiche gestite dall’Inas vedono circa una cinquantina di persone (autisti del Tpl e portuali) soffrirne”. L’ombrello della prevenzione  – per la Cisl Fvg – va, dunque, esteso non solo a contrasto degli infortuni, ma anche delle malattie professionali, che rappresentano un costo personale e sociale altissimo: per questo serve potenziare, accanto ad una cultura in senso lato della sicurezza, anche la disciplina dei controlli, delle ispezioni e delle sanzioni, incrementando il numero sia dei controlli sia dei controllori, rafforzare il ruolo attivo degli RLS e RLST (i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, all’interno dei luoghi di lavoro) e dando pieno valore alla formazione già dalla scuola, e privilegiando, nella fase degli stage e dell’alternanza scuola-lavoro, quelle aziende che abbiano al loro interno le figure, indispensabili degli RLS e RLST.

“Ci piacerebbe – aggiunge Pizzo – che il nostro Friuli Venezia Giulia diventasse, anche sul fronte della salute e della sicurezza sul lavoro, un sistema partecipativo. La partecipazione al bene primario della salute deve vederci tutti responsabili, il sindacato, le imprese, le istituzioni, affermando, tutti assieme, l’esistenza di un interesse della collettività alla salute, compresa quella sul lavoro, per un principio solidaristico assoluto e per i costi sociali che un elevato numero di infortunati/ammalati comporta a livello sociale”.

“E’ importante parlare di argomenti come infortuni e malattie professionali non soltanto per commentare tabelle e dati statistici (tabelle e dati che rappresentano casistiche e patologie senza dimenticare che dietro a quelle tabelle ci sono sempre e comunque delle persone e delle famiglie) ma per guardare in prospettiva sul come organizzare osservatori e tavoli tecnici” – conclude il segretario generale Cisl Fvg, Alberto Monticco. “La prevenzione – incalza – parte dalla conoscenza e dalla consapevolezza che solo confrontando i dati ed affrontando le situazioni critiche si potranno modificare questi trend. Oggi si fa molta più attenzione a cosa si mangia, all’ambiente e non ai luoghi di lavoro: e la prevenzione, e quindi i lavori degli osservatori, dovremmo partire proprio da lì, dal fatto di aiutare le persone all’interno della loro vita lavorativa. Va superato poi l’aspetto della formalità rispetto alla concretezza di una vera fase preventiva: la sfida con i datori di lavoro è un netto cambio di mentalità, vale a dire non pensare più alla spesa, ma agli investimenti, non lavorare per evitare le sanzioni ma per prevenire gli incidenti”.

Prevenzione richiamata come parola d’ordine anche dal direttore del dipartimento prevenzione di Asugi, Luigi Finotto, che ha enfatizzato il ruolo anche degli RLS e di una formazione non fittizia per diffondere – tutti assieme – una cultura della sicurezza, che non deve essere intesa come un costo. Solo così si potrà invertire la tendenza delle malattie professionali che oggi, per quanto riguarda in particolare l’area giuliano-isontina, è ancora, per il 65% delle denunce inoltrate, incentrata sull’esposizione all’amianto. Una vera e propria piaga, il cui trend degli ultimi quindici anni non è in diminuzione, tanto che ogni anno sono una quarantina le denunce per mesotelioma da amianto, ed altrettante quelle per tumori polmonari. Un’eredità pesantissima quella che sconta ancora il territorio, dovuta anche al periodo di latenza di queste malattie che si è di moto allungata nel tempo, raggiungendo anche i 50 anni.

Tema, questo, ripreso anche dalla direttrice dell’Inail Fvg, Angela Forlani, che ha esplicitato come l’amianto sia un fenomeno che caratterizza la nostra regione. Tuttavia, rispetto alle malattie professionali, c’è anche un altro dato, in questo caso positivo, che contraddistingue il Friuli Venezia Giulia, ovvero che il riconoscimento delle malattie professionali, è superiore del 10% sulla media nazionale.

Quanto al riconoscimento delle malattie professionali, lo sprono viene anche dal Patronato Inas Cisl, che in Fvg gestisce quasi un terzo delle denunce totali. “Occorre – spiega il direttore, Gianluigi Pauletto – revisionare le tabelle delle malattie, ma anche ridimensionare il documento di valutazione del rischio, su poggia anche il riconoscimento. Documento, redatto dal datore di lavoro, ma che rappresenta la fotografia del momento in cui viene redatto e quindi non risulta attendibile anche rispetto all’accertamento del nesso tra malattia ed attività”.

Passaggio sui datori di lavoro che viene anche dalla dottoressa Gianna Zamaro della Direzione Centrale Salute della Regione Fvg, che ha richiamato la necessità di affrontare il tema delle malattie professionali in una logica partecipativa, responsabilizzando tutti i soggetti, compresi i datori di lavoro.

*NdR: i riconoscimenti e i dinieghi non seguono il calendario solare. Ciò significa che nel 2023 potrebbero aver trovato accoglimento o essere state rigettate domande avanzate negli anni precedenti. Nel caso specifico del 2023, l’unico dato attinente all’anno è quello delle denunce presentate (666), gli altri dati si riferiscono all’esito delle domande nell’anno considerato, ma possono riguardare anche domande antecedenti.